Doveva essere una soluzione provvisoria e di emergenza, davanti al caso di un detenuto con obesità patologica (260 chili di peso) e problemi di mobilità che il carcere di Cuneo non poteva accogliere né in cella né in altri reparti. Dopo un mese, però, ora l'ospedale Santa Croce chiede all'amministrazione penitenziaria di assumersi le proprie responsabilità.
E' il nuovo atto della vicenda che la TGR Piemonte aveva raccontato a inizio settembre. F. D. L., cinquantunenne pugliese con una detenzione da scontare fino al 2040 per plurime truffe, gravemente obeso e diabetico, era stato per questo assegnato da un giudice ai domiciliari a casa del fratello residente a Cuneo. Quindi il trasferimento in un RSA di Bra, misura sospesa dal Tribunale di Sorveglianza di Torino per “comportamenti inconciliabili” con la permanenza nella struttura il 22 agosto scorso.
E' a quel punto che il detenuto sarebbe dovuto tornare in carico all'amministrazione penitenziaria. Invece di entrare nel carcere di Cuneo, impossibilitato ad accoglierlo per le sue condizioni, è stato tuttavia ricoverato il 23 agosto in una stanza di medicina d'urgenza del Pronto Soccorso. “Impropriamente”, scrive ora nero su bianco il primario Giuseppe Lauria, in una lettera indirizzata all'Amministrazione di Giustizia dalla quale emerge tutta la delicatezza e insieme l'anomalia del caso.
“Le intemperanze e le intolleranze alle regole della degenza ospedaliera”, spiega il direttore del Dipartimento d'Emergenza e Aree Critiche del Santa Croce, “prima fra tutte il divieto di fumo, recano disturbo ai pazienti affetti da patologie critiche”. La situazione clinica dell'uomo non richiede il ricovero in ospedale e lo stesso ricovero, aggiunge il dottor Lauria, espone il paziente a disagio. In sostanza, la permanenza prolungata (ormai da un mese esatto) in ospedale non giova allo stato psicofisico dell'uomo e insieme comporta “un utilizzo improprio di un letto tecnico di ospedale per acuti”.
A completare (e in parte complicare) il quadro, anche la decisione di pochi giorni fa del Tribunale del Riesame di Torino che ha revocato il differimento pena al detenuto nelle forme della detenzione domiciliare, concessa inizialmente proprio per la condizione di grave obesità. Tradotto: deve andare in carcere, ovviamente non in cella, ma in una struttura idonea. Il direttore del penitenziario di Cuneo Domenico Minervini ha scritto al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria giovedì scorso, chiedendo il trasferimento presso un Centro Diagnostico Terapeutico. Il contesto idoneo ad accogliere in custodia un detenuto con grave obesità.
Toccherà all'amministrazione penitenziaria affrontare il groviglio di una vicenda tanto drammatica quanto surreale. Al momento prigioniera dell'impasse.
rainews.it

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